Anno 2001 - Numero 1 (febbraio)


  1. ANDIAMO AVANTI CON SPERANZA!
  2. GIUBILEO DELLE FAMIGLIE
  3. GIUBILEO DEGLI SPORTIVI
  4. PELLEGRINAGGIO A SAN GIOVANNI ROTONDO

ANDIAMO AVANTI CON SPERANZA!

Sono queste alcune parole con le quali Giovanni Paolo II conclude la lettera apostolica "Novo millennio ineunte". Essa oltre a fare un bilancio dell'anno giubilare, vuole proporre a tutti i cristiani alcune linee programmatiche per il nuovo millennio.
La Porta Santa si è chiusa, ma le braccia di Cristo restano aperte. Il Giubileo ci ha donato un nuovo incontro con Cristo Signore. E' da Lui che la Chiesa, con uno slancio rinnovato, vuole ripartire per affrontare le grandi sfide che l'attendono.
Anche la comunità, piccola porzione del popolo di Dio, dopo aver ricevuto grazie e benedizioni durante l'anno giubilare, è chiamata ad affrontare queste nuove sfide. Le diverse esperienze vissute hanno maturato una nuova consapevolezza della presenza tra noi del Signore Risorto.
Guardando Lui, contemplando il suo Volto, potremo affrontare il futuro senza paura, trasmettendo alle nuove generazioni il suo messaggio di amore.
Ci accompagni la Vergine Santissima, "aurora luminosa e guida sicura del nostro cammino".

GIUBILEO DELLE FAMIGLIE

L'intera giornata di sabato 14 ottobre 2000, vedeva i fratelli della nostra comunità, impegnati per tutto il giorno nella celebrazione del Giubileo delle Famiglie. Al mattino ci siamo portati in Piazza del Popolo per celebrare il Giubileo della famiglia del Rinnovamento. Per quest'occasione la Piazza veniva "ribattezzata" col nome di "Piazza del Popolo di Dio".

C'era un mare di gente accalcata dignitosamente; in quello spazio eravamo 20.000 persone.
Appena giunti nei pressi della Piazza ci siamo trovati di fronte un palco imponente, su cui non venivano annunciati programmi politici o altro, ma lodi e ringraziamenti con canti festosi accompagnati da annunci di salvezza e testimonianze.
Erano presenti i responsabili del Rinnovamento nello Spirito Santo, della Comunità Maria e della Comunità Gesù Risorto. Essi hanno voluto sottolineare il ruolo della famiglia nel Rinnovamento, l'educazione dei figli, il cammino di crescita e l'evangelizzazione. Gesù ama i bambini ed è presente nella famiglia tramite l'amore degli sposi. La preghiera, accompagnata dal perdono reciproco, sono la fonte dell'unità e della vita stessa della famiglia, che, solo se illuminata da questi doni di grazia, può essere strumento di salvezza per sé stessa e per gli altri.
L'intervento del Cardinale Lopez Trujillo affermava il diritto dei bambini ad essere amati come fiori che sbocciano nel focolare domestico, perché il mondo possa diventare un giardino per il Dio della vita.
Don Dino Foglio, consigliere spirituale del Rinnovamento poneva la sua attenzione sul ruolo fondamentale della famiglia come laboratorio per una vera fioritura di vocazioni, la famiglia è il primo seminario e il primo noviziato, i figli non sono proprietà dei genitori, ma un dono di Dio, chiamati all'edificazione del Suo Regno.
Rivolto ai genitori li esortava a divenire coraggiosi testimoni di fede e apostoli di tante anime bisognose di maestri nello Spirito. Li invitava ad essere capaci di perseguire grandi ideali superando le paure, le resistenze umane. Solo se le famiglie ritorneranno ad essere dei veri cenacoli di preghiera, qualcuno dei loro figli potrà ancora farsi servo per amore e offrirsi gioiosamente al Padre.
Le testimonianze di alcune coppie e il canto festoso dei bambini concludeva la prima parte della giornata.
Intorno alle ore 13 il popolo del Rinnovamento intraprendeva un percorso di circa 2 Km. verso Piazza San Pietro, dove l'attendevano un gran numero di famiglie e soprattutto la Parola del Papa. Sembrava un lunghissimo e suggestivo fiume umano di fede che si snodava per le vie addormentate della città, solo i canti, il suono dei cembali e il chiasso dei numerosi bambini faceva contrasto con il rumore dei clacson e il rombo dei motori.

Il clima quel giorno era insolitamente estivo, e molti di noi sono stati messi a dura prova dal gran caldo, ciò malgrado vedere Piazza San Pietro e Via della Conciliazione gremite di folla, faceva tornare alla mente le immagini della Giornata Mondiale della Gioventù e l'incontro del Santo Padre con i movimenti ecclesiali avvenuto nel maggio del 1998. Di fronte a questa moltitudine il Papa come sempre si è commosso e ha dato il meglio di sé, ci ha accolti con grande gioia, ci ricordava che recentemente come pellegrino a Nazareth ci aveva portati tutti nel cuore e aveva supplicato fervidamente la Santa Famiglia per ciascuno di noi. I figli, "primavera della famiglia e della società", ci pongono molte domande, spesso formulate più con gli occhi che con le parole, ci inchiodano alla nostra grande responsabilità e sono in qualche modo per noi l'eco della voce di Dio.
I bambini, continuava il Papa, sono la speranza che continua a fiorire, un progetto che continuamente si ravviva, il futuro che si apre senza sosta. Venendo alla luce, portano un messaggio di vita. A volte nella nostra società consumistica un bimbo che nasce viene visto più come una minaccia che come un dono. Altre volte l'infanzia viene oltraggiata e sfruttata. Ma voi siete qui, questa sera, continuava il Pontefice, siete qui per una "festa della Speranza".
Un pensiero il Santo Padre lo ha rivolto anche alle famiglie separate o dove già è in atto il divorzio. La Chiesa, continua dicendo, si sente chiamata non ad esprimere un giudizio severo e distaccato, ma piuttosto ad immettere nelle piaghe di tanti drammi la luce della parola di Dio, accompagnata dalla testimonianza della sua misericordia. Ai coniugi cristiani ricordava la forza del sacramento del matrimonio che assicura la grazia necessaria per perseverare nell'amore scambievole, di questo i nostri figli hanno bisogno come del pane. Un appello accorato era rivolto alle mamme: "Siate sempre fonti di vita, mai di morte!". E alle mamme e papà insieme ricordava: "Non abbiate paura della vita! Proclamate insieme i valori della famiglia e della vita. Senza questi valori non c'è futuro degno dell'uomo!"
Era ormai calata la sera e tante fiaccole si erano accese in quello stupendo scenario tra canti, preghiere, applausi, Cristo ancora una volta attraverso il suo Vicario in terra camminava per le strade del mondo pronunciando per ciascuno di noi la Sua parola di vita: "Non abbiate paura io ho vinto il mondo! Io sono con voi tutti i giorni fino alla fine dei tempi!".
Amen! Alleluja!

GIUBILEO DEGLI SPORTIVI

Il giorno 29 ottobre 2000, domenica, era stato fissato il Giubileo degli Sportivi, lo scopo era quello di coinvolgere un gran numero di sportivi, responsabili, tecnici, simpatizzanti, in attività festose e momenti costruttivi. Doveva essere anche un momento-segno di riconciliazione, di fraternità. La comunità non se lo è fatto ripetere due volte e quindi ha partecipato numerosa a questo evento. Esso si è svolto allo Stadio Olimpico di Roma alla presenza di 80.000 persone. L'ospite d'onore era il Pontefice Giovanni Paolo II che ha celebrato la S. Messa e poi ha assistito all'intera partita di calcio tenutasi tra la Nazionale Italiana e la formazione All Stars.
La giornata è iniziata alle ore 9 con l'arrivo degli atleti facenti parte di tutte le federazioni insieme con le Associazioni sportive civili e militari che dopo aver sfilato si sono disposte lungo il manto erboso dello stadio. Spettacolare è stata la coreografia degli studenti di scienze motorie.

Alle ore 9,30 un lungo applauso accoglieva l'arrivo del Santo Padre. Tutti sono stati attori in qualche modo in questa giornata anche i bambini delle scuole elementari e materne che hanno liberato alcune colombe bianche. Alle ore 10 iniziava la celebrazione eucaristica. L'omelia del Pontefice è stata molto illuminante e toccante. All'inizio di questa il Papa citava la prima lettera di S. Paolo ai Corinzi al capitolo 9, versetto 24: "Non sapete che nelle corse allo stadio tutti corrono, ma uno solo conquista il premio? Correte anche voi in modo da conquistarlo!".
L'apostolo Paolo con la metafora del sano agonismo sportivo mette in luce il valore della vita paragonandola ad un corsa non solo terrena e passeggera ma eterna. Una corsa in cui non uno soltanto, ma tutti possiamo essere vincitori.
Il Papa paragonava lo stadio ad un grande tempio a cielo aperto in cui Cristo unico Redentore dell'uomo ci accoglie e con la sua parola di salvezza illumina il nostro cammino. Continuava affermando che il mondo dello sport in quel giorno doveva cogliere l'occasione per ringraziare Dio perché lo sport è un suo dono, in cui l'uomo esercita il corpo, l'intelligenza, la volontà, essi stessi dono del suo Creatore
Ripete anche la grande importanza che assume oggi la pratica sportiva perché:

Ha aggiunto che i credenti e gli uomini di buona volontà devono essere uniti e decisi nel contrastare ogni aspetto deviante riconoscendo in lui un fenomeno contrario allo sviluppo pieno della persona e alla sua gioia di vivere.
E' necessaria ogni cura per la salvaguardia del corpo umano da ogni attentato alla sua integrità, da ogni sfruttamento, da ogni idolatria.
Poi il Santo Padre ha citato il Salmo 125 versetto 5 ("Chi semina nelle lacrime, mieterà con giubilo") paragonando la logica della vita a quella dello sport, vale a dire che senza sacrifici non si ottengono risultati importanti, e nemmeno autentiche soddisfazioni.
Ogni cristiano è chiamato a diventare un valido atleta di Cristo, un testimone fedele e coraggioso del suo Vangelo. In effetti è Gesù Cristo il vero atleta di Dio che per noi ha affrontato e sconfitto l'avversario, satana, con la potenza dello Spirito Santo, inaugurando il Regno di Dio.
Il Papa concludeva questo straordinario discorso invitando tutti a fissare lo sguardo in Gesù che offre ad ogni uomo la pienezza della vita perché il Grande Giubileo ci rafforzi per affrontare le sfide che ci attendono in questa alba del terzo millennio.
Siamo stati invitati anche a rinnovare la fede in Gesù Cristo, unico salvatore dell'uomo. Anche chi, come l'atleta è nel massimo delle sue forze, viene esortato a riconoscere che senza Cristo, è interiormente come un cieco, incapace di comprendere il vero senso della vita, specialmente di fronte alle tenebre del male e della morte.
Giovanni Paolo II terminava con una preghiera: "Gli atleti possano essere validi modelli da imitare. Aiutali ad essere sempre atleti nello Spirito, per ottenere il tuo inestimabile premio: una corona che non appassisce e che dura in eterno. Amen".
Siamo tornati nelle nostre case con tanta gioia nel cuore accompagnata dalla certezza che il Signore è il Signore della vita! Di ogni vita purché vissuta per Lui, con Lui ed in Lui!

PELLEGRINAGGIO A SAN GIOVANNI ROTONDO

Il 2 dicembre 2000, per concludere l'anno giubilare, la comunità ha organizzato un pellegrinaggio a San Giovanni Rotondo. All'inizio pensavamo di non poter riempire il pullman, ma nel giro di qualche giorno questo timore si è dimostrato infondato, 80 persone si erano già iscritte, decidemmo allora di chiudere le iscrizioni e prenotare un pullman a due piani.
Siamo partiti di mattina alle ore 4 per giungere al Santuario verso le ore 9. Il viaggio è stato tranquillo e accompagnato da ferventi preghiere. Anche noi come milioni di altre persone, carichi di ansie, di sofferenze e problemi, siamo scesi nella Cripta per imparare che, nella vita, unico punto d'appoggio nelle prove è la fede in Dio, nella sua parola, da ricercare e studiare nei testi sacri, da custodire poi nel cuore e incarnare.
La tomba di Padre Pio è divenuta una cattedra dalla quale egli continua ad impartire meravigliose lezioni di alta spiritualità. In silenzio poi abbiamo continuato la visita dei luoghi più significativi del Santuario.
Chi era Padre Pio?
Francesco Forgione, il futuro Padre Pio, era un figlio della terra, le sue mani che avrebbero dovuto lavorare la dura terra del suo paese sono state usate magnificamente dal suo Creatore per arare la terra ancora più dura dei nostri cuori. L'umile cappuccino di San Giovanni Rotondo è stato scelto per manifestare al mondo l'infinito amore del Padre verso i figli e come tale ha dovuto assumere nel suo corpo i segni visibili di questo amore incondizionato. Nel suo corpo dolorante ha portato la presenza del suo Signore, per lui sono valide più che mai le parole dell'apostolo Paolo quando afferma: "Non sono più io che vivo, ma è Cristo che vive in me".
Di fronte alle stimmate impresse nel suo corpo per mezzo secolo restiamo altamente esterrefatti, come si può vivere così, soffrire in questo modo!
Solo l'amore può portare a questi paradossi. Sì, tutto è possibile, a patto che si soffra per amore! Dovunque per le strade di San Giovanni Rotondo si parla di lui, persino le dure pietre. Pare che ci sia un messaggio per ciascuno di noi, per l'umile, per il peccatore, per il sano, per il malato, per il bambino come per l'anziano.
Tutto si piega davanti a quella povera vita spesa per amore, a ciò che resta di quella sofferenza offerta per amore, per il mio amore, per il tuo, per l'amore di tutti.

Coloro che sapranno diventare come bambini scopriranno che il regno dei cieli è proprio qui, ed è per loro e per coloro che piangono, che soffrono, che si umiliano davanti alla potente mano di Dio, e gettano in lui ogni preoccupazione, certi che Egli avrà cura di loro.
I sentimenti che hanno toccato i nostri cuori sono ancora vivi nella memoria, non siamo stati spettatori di eventi straordinari, non abbiamo visto guarigioni o miracoli, ma abbiamo camminato sulle strade che hanno percorso i tuoi santi, i nostri occhi hanno visto le meraviglie del tuo amore, il nostro spirito ha potuto respirare l'aria pura delle alte vette!
Ti ringraziamo Signore per come ci hai condotto e ci conduci per le tue vie, ti ringraziamo per quello che i nostri occhi non hanno visto ma che tu stai compiendo in noi e soprattutto perché ci doni la gioia di vivere insieme, per essere tuo popolo e proclamarti nostro Dio.
L'amore di Dio, la grazia del Signore Gesù Cristo, la comunione dello Spirito Santo, uniti all'intercessione della dolcissima Maria e di Padre Pio, ci accompagnino nel cammino della nostra vita.