Anno 2001 - Numero 4 (settembre)


  1. LE TRE COLONNE DEL TEMPIO
  2. L'ALLEANZA - Una sfida proposta da Dio
  3. DAVANTI AL ROVETO ARDENTE
  4. L'UMILE SERVIZIO
  5. A PROPOSITO DI INTERNET

LE TRE COLONNE DEL TEMPIO

Nella premessa al suo libro "Il perdono nella vita della comunità", Juan M. Martin-Moreno scrive: "Il risveglio dello spirito comunitario è una caratteristica della Chiesa di oggi, un segno dei tempi: Anticamente la parola "comunità" apparteneva al linguaggio spirituale della vita religiosa. Era qualcosa di specifico che distingueva il monaco dai laici e dai preti diocesani: Oggi, invece, i confini fra le diverse vocazioni cristiane si sono molto attenuati. Persino i laici si sentono attirati e si associano non soltanto per "fare cose insieme", ma per "vivere insieme", per "stare insieme".
Le Comunità di Alleanza del Rinnovamento nello Spirito Santo rispondono a questa chiamata particolare e rappresentano un segno dei nostri tempi al punto che Tarcisio Mezzetti si interroga con questa domanda: L'Alleanza: un nuovo monachesimo?
Tracceremo in questo numero del notiziario alcune linee fondamentali del nostro essere Comunità di Alleanza soffermando la nostra riflessione su tre aspetti specifici, tre colonne su cui poggia l'edificio comunitario: L'Alleanza, l'Adorazione ed il Servizio.
Nel concetto di Alleanza scopriremo il mare senza fine dell'Amore di Dio che riunendoci in una cosa sola ci dona la forza e la grazia divina della nostra missione.
Attorno all'Eucaristia, celebrata o adorata, comprenderemo come si costruisce la comunione degli animi, premessa per ogni crescita nella fraternità.
L'Adorazione del Dio tre volte santo e sommamente amabile ci colma dell'umiltà necessaria per svolgere nella Chiesa il nostro Servizio a Dio ed ai fratelli.

L'ALLEANZA - Una sfida proposta da Dio

È questo il titolo di un libro di Tarcisio Mezzetti edito da Venite e Vedrete che riporta gli Atti del VI Convegno dei leader delle Comunità di Alleanza del RnS tenutosi a Sacrofano (Roma) nei giorni 20-21 maggio 1995.
Da esso vogliamo trarre alcune riflessioni sul tema dell'Alleanza, uno dei fondamenti peculiari della nostra realtà comunitaria. Il Convegno, a detta di alcuni fratelli anziani di comunità, è stato "profezia" per il Rinnovamento nello Spirito Santo e per tutta la Chiesa di Dio portando, come rugiada, una vita nuova ed un senso nuovo al nostro essere "Comunità".
Il fascino e la sfida di una Comunità è tutto racchiuso qui: entro il concetto di Alleanza. Questo concetto, a sua volta, è così vivo, affascinante, pieno della presenza di Dio e così ricco di grazie, che si può solo sperimentare, non essendo possibile raccontarlo. Questa grazia si lascerà catturare però, solo da coloro che cercheranno con cuore sincero la via verso la loro "vocazione" comunitaria. Chi la scopre trova un tesoro.
Nell'Alleanza troveremo già tracciato tutto il cammino di crescita che una comunità cristiana deve compiere per maturare e diventare santa. Bisognerà però avere ben chiara la certezza che, nonostante la povertà spesso meschina dell'uomo, l'alleanza è un dono dall'alto, che è fuori di lui e che ha la funzione di ricercare il suo vero volto e di rinnovare la faccia della terra.
L'Alleanza non viene dall'uomo, non parte da un suo progetto ma è una grazia che gli viene incontro e che se l'uomo accetta e la fa passare dentro la propria vita, naturalmente questa sua realtà verrà completamente rinnovata.

L'Alleanza nell'Antico Testamento

Ripercorrendo nell'Antico Testamento i segni ed i riti di alleanza risalta subito come questo patto comincia da una proposta di Dio. L'iniziativa è sempre di Dio, è Lui l'autore dell'Alleanza, l'uomo può solo aderire a ciò che Dio ha già fissato. L'Alleanza infatti, proprio per la sua origine divina, è una cosa così intensamente seria, che non possiamo banalizzarla con la nostra superficialità, se veramente vogliamo che in noi e nelle nostre Comunità produca tutti i suoi frutti e sprigioni tutta la potenza spirituale che in essa Dio ha racchiuso.
L'Alleanza si presenta quindi come un dono che Dio offre al popolo che Egli si è scelto, perché sia oggetto e soggetto delle promesse di salvezza. Il popolo naturalmente ha la libertà di accoglierle o rifiutarle. Quando il popolo le accoglie decide di entrare nella logica dell'alleanza fedele con Dio, assumendo gli impegni relativi. L'Alleanza è la via maestra per costruire un'intimità vitale con il Signore forte, grande e terribile, con il Dio degli dei, unico e trascendente. Da una parte c'è quindi Dio con il suo amore libero, dall'altra il popolo che sta prendendo coscienza di essere popolo, comunità in formazione, che può accogliere nella libertà e nell'amore ricambiato, il dono di uno speciale rapporto con il Signore fidandosi di lui.
L'Alleanza è il libero incontro, di due volontà e di due persone. Se il dono di Dio è libero, anche l'adesione deve essere libera e personale. L'Alleanza consiste appunto in questa libera e consapevole accettazione reciproca. Questo è il cuore dell'Alleanza: camminare lungo la via di Dio; osservare le sue leggi è la condizione assoluta per arrivare a questo cuore, perché possa sussistere l'Alleanza offerta dall'alto ed accolta dal basso.
La legge non è stata data ad Israele quando ancora si trovava in schiavitù, ma quando è libero, non è quindi una coercizione, ma un dono di Dio. Valicare i confini della legge, infrangere l'alleanza, significa ricadere nella schiavitù. Quindi se il popolo sceglie la legge, sceglie la libertà, cioè accoglie nella sua vita privata e comunitaria il dono di Dio e lo realizza con il suo contributo: l'obbedienza. Non c'è alleanza se la legge non viene liberamente accettata. Il rinnovo dell'alleanza a Sichem è un momento decisivo per il destino politico e religioso del popolo, perché l'assemblea plenaria delle tribù sceglie l'alleanza stipulata al Sinai e la legge emanata da Dio come costituzione definitiva. Per la gravità della scelta, Giosuè fa giurare il popolo tre volte. E così, per ogni rinnovo dell'alleanza, il giuramento è sempre per l'osservanza di essa.

L'Alleanza nel Nuovo Testamento

Ma la nuova alleanza sarà ancora più gloriosa di quella antica, anzi, la Legge esteriore diventerà dono di Dio e slancio interiore, poiché il Signore sveglierà nelle anime l'amore e la forza della fedeltà, il cuore sarà trasformato, sarà donata la grazia di conoscere veramente Dio.
Dio è Santo e per questo interviene nella storia per eliminare il solo vero nemico: il peccato, che non è altro che la sfida al suo nome. La vittoria di Dio si compirà però non annientando gli uomini, ma togliendoli dal peccato e radunandoli tutti intorno a sé. Ecco la grazia!
Gesù, con la sua passione e morte, paga per noi il debito dell'Alleanza da noi accumulato attraverso le nostre infedeltà. Il sangue della Nuova Alleanza è lo stesso di Gesù, che si offre vittima sacrificale per noi rendendo questa alleanza definitiva. L'Antica Alleanza è quindi racchiusa nella Nuova. Gesù, mediatore tra Dio e l'uomo, con il suo sangue riunisce Dio all'uomo in un patto di comunione. Dall'Alleanza del Sinai nacque il popolo consacrato al Signore, dall'Eucaristia nasce la comunità cristiana, anch'essa consacrata al Signore. Per questa ragione non c'è Comunità se non c'è il fissarsi del pensiero e della pratica di ognuno sul dono e sul mistero dell'Eucaristia.
La prima Alleanza, quella con Noè, ebbe come segno l'arcobaleno; la seconda, quella con Abramo, la circoncisione; l'alleanza del Sinai ebbe come segno la Legge; e quello della Nuova Alleanza qual' è? Il segno è lo Spirito Santo, o meglio la manifestazione del dono dello Spirito Santo. Questo dono ha la proprietà di renderci capaci di capire e vivere il mistero che ci sta dinanzi. Allora nel vivere la nostra esperienza cristiana, lasciamo che lo Spirito si manifesti liberamente nella vita della Comunità, facciamo sì che la Comunità a sua volta divenga segno della Nuova Alleanza. Se non si comprende appieno la dimensione mistica della chiamata alla Comunità non sarà facile nemmeno capire la dimensione missionaria della chiamata ad essa ed il tutto si ridurrà ad una sterile attività intimistica oppure, ancora peggio, ad una serie di sforzi umani per farla vivere. Una comunità che abbia capito il senso dell'Alleanza capisce anche il senso dell'unità, dell'amicizia, del sacrificio da offrire a Dio ed alla Chiesa. La riflessione suddetta e la celebrazione dell'Alleanza allora sono solamente dei mezzi per farci sempre meglio comprendere e applicare alla nostra vita quotidiana tutto quello che l'Amore di Cristo ci dona. Lasciamoci guidare dallo Spirito per affrontare con gioia la grande avventura della nostra chiamata.

DAVANTI AL ROVETO ARDENTE

A dicembre festeggeremo i 20 anni della "nascita" della nostra Comunità. Una tappa importante e un'occasione per rendere gloria al Signore per le meraviglie che ha fatto in questi anni di cammino.
Uno dei motivi che hanno permesso a questo piccolo gregge di andare così avanti è stata certamente l'Adorazione Eucaristica che si tiene settimanalmente da ormai 13 anni.
In quell'ora adoriamo Gesù in corpo, sangue, anima e divinità, il nostro Salvatore che si è fatto così indifeso da restare sempre con noi in quella piccola ostia. Dal momento dell'ultima cena, in cui Egli ha detto "Prendete, questo è il mio corpo" (Mc. 14, 22), Gesù è presente nell'ostia che viene consacrata dai sacerdoti, suoi ministri.
Ma qual'è il miracolo che si compie nell'Adorazione? Possiamo fare questo paragone: quando siamo sotto il sole ci abbronziamo anche se non usiamo creme particolari o chissà cos'altro; allo stesso modo (ma molto, molto di più) quando siamo davanti a Gesù Eucaristia veniamo trasformati per divenire simili a Lui.
Oreste Pesare, direttore dell'ICCRS e presidente della Comunità Magnificat dice che "se anche noi fossimo un ceppo bagnato e impregnato solo della nostra umanità, stando lì in silenzio davanti al fuoco dell'amore, dell'Eucaristia, diverremmo un tizzone ardente dell'amore di Dio" e dice anche che "se non saremo una comunità eucaristica, noi non saremo proprio niente". È davanti a Gesù che si costruisce la comunità. Possiamo immaginare che la preghiera comunitaria del sabato sia come un cantiere, dove il Signore ci dona il necessario per costruire la sua casa: c'è la sua parola che converte, la manifestazione dei carismi, i gesti d'amore ed ogni cosa che lo Spirito Santo suscita. Poi c'è il giovedì, dove la presenza potente di Gesù mette in ordine tutti questi pezzi e li tiene insieme come fa la calce con le mura ed i tramezzi di un'abitazione.
Giovanni Paolo II, il nostro caro Pontefice, ha la porta della sua camera aperta per vedere sempre il Santissimo Sacramento che si trova nella stanza di fronte. Egli, che è uno dei più grandi evangelizzatori nella storia della Santa Chiesa, sa che per essere testimoni del Signore Gesù si deve essere ripieni di Lui.
Non c'è battaglia che non si vinca con Gesù. Basta ricordarci di Mosè che sul monte pregava mentre il popolo d'Israele combatteva contro Amalek (cfr. Es. 17, 8-16). Quando Mosè abbassava le braccia i nemici avevano il sopravvento, ma quando Mosè teneva le braccia verso il Signore, Israele era vittorioso.
Con questa certezza ci accostiamo a Gesù, roveto ardente che non si consuma, perché la nostra Comunità divenga sempre più un fuoco capace d'incendiare d'amore tutto il mondo.

 

L'UMILE SERVIZIO

Prendere un secchio, riempirlo d'acqua, chinare la schiena nell'atto di immergere lo straccio, inginocchiarsi per consentire una pulizia più accurata degli spazi angusti della chiesa e difficilmente raggiungibili con una normale ramazza, gesti che portano alla memoria il gesto: protagonista il maestro "si alzò da tavola, depose le vesti e, preso un asciugatoio, se lo cinse attorno alla vita. poi versò dell'acqua nel catino e cominciò a lavare i piedi dei discepoli e ad asciugarli con l'asciugatoio di cui si era cinto. quando dunque ebbe lavato loro i piedi e riprese le vesti, sedette di nuovo e disse loro: " sapete ciò' che vi ho fatto? Voi mi chiamate maestro e signore e dite bene, perché lo sono, se dunque io, il signore e il maestro, ho lavato i vostri piedi, anche voi dovete lavarvi i piedi gli uni gli altri. vi ho dato l'esempio, perché come ho fatto io, facciate anche voi. in verità, in verità vi dico: un servo non è più grande del suo padrone, né un apostolo e' più grande di chi lo ha mandato. sapendo queste cose, sarete beati se le metterete in pratica. (Gv. 13,4-5.12-17).
Da anni, nel nascondimento, con fatica, ma con tutto l'amore, le risorse, le energie, ma soprattutto nella gioia, questi gesti vengono ripetuti da un affiatato drappello di fratelli che si sentono onorati di svolgere uno dei compiti più umili a servizio della comunità e della Chiesa. Che meraviglia! "Dio non è ingiusto da dimenticare il vostro lavoro e la carità che avete dimostrato verso il suo nome, con i servizi che avete reso e rendete tuttora ai santi" (Eb 6,10).
Ecco quello che muove un "buon servitore del regno" l'amore per i fratelli e per la comunità dei fratelli. Un buon servitore è innamorato dei fratelli, non li giudica. li ama perché il padre li ama. li ama, perché Gesù ha dato la vita per ciascuno di loro. Li ama perché anche lui è stato amato e, in questo amore è stato salvato: Sì! Per potersi mettere al servizio, è davvero importante che ciascuno di noi si senta davvero un "salvato"...non un "salvatore", un maestro (solo Gesù lo è).
Di qui l'invito a riflettere, a fare memoria per individuare quel sacro momento nel quale riconoscere il passaggio del Signore nella nostra storia, la pasqua della salvezza. Che sarebbe stata la nostra vita oggi senza l'intervento salvifico di Cristo?
È tempo di cantare con il salmista "rendimi la gioia di essere salvato" (Sal. 51,14a) e pieni di gratitudine per gli immensi benefici, quel drappello potrà diventare un esercito.

A PROPOSITO DI INTERNET

Abbiamo appreso con una certa emozione che il 5 agosto 2001, giorno della Dedicazione della Basilica di Santa Maria Maggiore, il Sito Internet della Comunità ha segnato 1000 visite.
Abbiamo potuto riconoscere in questo avvenimento un segno profetico di come la nostra Comunità sia sotto la guida materna di Maria. Ricordiamo infatti che la nascita del Sito è avvenuta il 13 maggio 2000, festa della Madonna di Fatima.
Con vivo senso di gratitudine, vogliamo lodare Dio per questa iniziativa da Lui suscitata, nella speranza che possa contribuire all'edificazione del Suo Regno sulla Terra.


"Non voi avete scelto me, ma io ho scelto voi e vi ho costituiti perché
andiate e portiate frutto e il vostro frutto rimanga; perché tutto quello
che chiederete al Padre nel mio nome, ve lo conceda." (Gv. 15,16) .